AB passa a un nuovo tipo di disegni ad inchiostro di china, ombre cinesi nere e stagliate: sagome semplificate di pettini, bicchieri e bottiglie oppure apparecchi industriali – lampade da scrivania, microfoni, cineprese e macchine fotografiche. Boetti ha esposto questi disegni per la prima volta nel 1981 a Parigi e, dieci anni più tardi, nella retrospettiva di Bonn.

Con i microfoni, apparecchi fotografici, macchine da presa, lampade e visori, volevo creare situazioni che impegnassero lo spettatore in una nuova dimensione. Del teatro insomma”.
A partire dall’estate, lavora in un piccolo studio, un’ex portineria accanto all’appartamento in via Montevecchio dove Boetti si è trasferito. Questi primi lavori non pittorici vertono sull’energia di “cose” che sfondano un piano murale: sono stati successivamente distrutti dall’artista stesso, ne rimangono soltanto alcuni schizzi.

Conversazione con Mirella Bandini, 1972: “(…) Il primo era un pannello in masonite dal quale usciva un pugno, il calco del mio, mentre io ero dall’altra parte del muro. L’idea era quella dell’energia di un muro che si apriva (…) Poi ho fatto altri pannelli, una mano che offriva una sedia; la sedia era tagliata a metà, una parte era entrata nel quadro”.

Novembre 13, 2017

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